Nelle 598 pagine dell'opera, che nonostante la mastodontica dimensione si lascia leggere con brio e semplicità, Alejandro, il protagonista, è artefice di una vita in cui si sente vittima di ingiustizie. Il racconto, ambientato in Sicilia nel Novecento, percorre tutto il secolo scorso partendo dalla storia di Clemente e Dorina, i genitori di Alejandro, passando poi le redini al figlio, uomo incompiuto, studente modello che però non si è realizzato lavorativamente. Alejandro è una persona sensibile, incapace di trovare il vero amore, incompreso dalla famiglia e dagli amici, nonostante la sua esistenza sia un tentativo continuo di superare soprusi e ostacoli.
Tre generazioni a confronto, la vita dell'Italia del Sud, della Sicilia, raccontata attraverso gli occhi, le esperienze e la penna esperta di chi, Andrea D'Alia, ha vissuto sulla pelle tutte le difficoltà di portare avanti il proprio percorso in una regione in cui anche lottando, spesso, è difficile raggiungere gli obiettivi che ci si è prefissati. L'autore, nato proprio sull'isola, ha vissuto un'esistenza travagliata sin dalla sua infanzia. La continua sensazione di non avere affetti e amore lo ha portato ad essere diffidente e scontroso, ma con la maturità è iniziato un percorso di autoanalisi che, dopo la pubblicazione di una prima silloge di poesie ("Ali spezzate"), lo ha portato a raccontarsi e definirsi in "Un ramo isolato proteso verso il cielo".
Raccontare se stesso e raccontare la sua terra, devastata da incuria, burocrazia pesante e retrograda e mancanza di giustizia civile, dove ancora oggi, nel Duemila, a prevalere è la legge del più forte. Ne emerge perciò una storia cruda, senza fronzoli, vera ed emozionante, in cui la vita ai margini della società è emblema della situazione odierna. Un romanzo in perfetto stile verista.